Ho allargato le braccia sul mondo e sono diventato ali

Qualche giorno fa hanno brutalmente ucciso un’aquila in Alto Adige.
Dedico a lei questa mia poesia, che in origine avevo scritto per quell’uomo che insegnava agli uccelli orfani a ricordare le loro vecchie rotte di migrazione, volando con loro su ultraleggeri e per destino morto precipitato da un’aereo.

Ho allargato le braccia sul mondo e sono diventato ali
ali per sconfiggere il vuoto
ali per sorprendere l’Universo
ali per schierarmi dalla parte di chi non ha voce

Ho allargato le braccia
un salto nel buio
un tuffo nel nulla
un passo lungo l’eternità

Mi sono disteso e ho afferrato l’aria
e l’aria mi ha sostenuto
e cadevo
cadevo leggero
cadevo come un fiocco di neve
cadevo come la piuma soffice del petto di un’oca delle nevi
cadevo come una pietra
cadevo nell’oscurità

Ma lungo le linee verticali della mia caduta
il lungo collo di una gru
la crudele zampa di un’aquila
il verso selvaggio di un’anatra
mi hanno sorpreso

E cadevo
cadevo sostenuto dall’aria
che avevo tante volte attraversato

Cadevo
cadevo e
e ho allargato ancora le braccia
e ho aperto gli occhi
e ho visto
oh, cosa ho viso!

Piume azzurrine e color ocra
cadevano con me
piume di smeraldo e viola
piume nere più nere dell’inferno
e rosse vermiglie come il sangue
scendevano con me

Non avevo tempo per avere paura
non c’era tempo per gridare
c’erano solo piume e piume e piume…
che danzavano con me al ritmo dell’Universo

E ancora ancora sto volando
e la caduta
ora comprendo
non finisce

E che Dio abbia pietà dell’anima nera di chi ha compiuto un gesto così vile…

Daniela Castellani

(Photo by Patrick Hendry on Unsplash)